25. Addio alla famiglia di Fayaz
La casa ormai è pronta, il cemento deve solo asciugare qualche giorno.
Sono già passati 12 giorni da quando abbiamo cominciato la gettata di cemento. Abbiamo lavorato in continuazione spesso anche di notte, e sono due mesi e mezzo che sono arrivato in Pakistan.
Tutti qui parlano della ricostruzione del Cashmire, perché ci sono quattro cento mila case da ricostruire dopo il terremoto e due milioni di persone che vivono sotto le tende. I soldi promessi alla gente non sono ancora arrivati e non sono arrivati neppure gli ingegneri o i muratori.
La casa che abbiamo costruito è la prima del progetto “case Prefabbricate” del nostro amico Cigri e il suo progetto è il primo ad avere iniziato i lavori con la costruzione di una casa per una famiglia senza tetto.
Tutti gli altri progetti stanno ancora aspettando le istruzioni del governo prima di cominciare i lavori, ma Cigri non è uno che aspetta le autorizzazioni, quindi la casa di Fayaz è la prima casa della ricostruzione del Cashmir.
Questo mi rende molto felice perché le mie bimbe saranno ancora più fiere del loro babbo e io spero tanto che quando saranno grandi aiuteranno i più poveri, come mio padre mi ha mostrato di fare quando ero piccolo.
Oggi ho salutato la famiglia di Fayaz, torno a Islamabad poi in Italia. Tutto il paese è in festa perché è l’anniversario della nascita del Profeta Muhammad, ed è per noi come un segno che indica il compimento del destino. Ci sono state piogge molto forti e abbiamo verificato che non entra una goccia di acqua dentro casa, quindi sono tranquillo e posso andare.
Per la prima casa della ricostruzione ho messo la targa numero Uno, sperando che rapidamente le case di Cigri si moltiplicano sulle montagne del Cashmir.
Eravamo tutti felici e tristi allo stesso tempo perché la casa è finita ma devo andare via. Ho dormito sotto la tenda con la famiglia di Fayaz e hanno diviso il loro cibo con me. Ho detto loro che la casa era offerta dalla Moschea di Rimini perché non volevo che si sentissero debitori verso di me.
Alin mi ha presentato dei regali per Mariam e Fatimah.
Abbiamo fatto le foto con tutti i membri della famiglia che vivrà nella casa.
Non c’e gioia a tenersi tutto per se, gioia è rendere felici gli altri.
Il padre di Fayaz ci ha raccontato come dopo il terremoto realizzò che per ricostruire la sua casa ci sarebbe voluto una quantità di denaro tale che non poteva permettersela. Così pregò Allah con tutto il suo cuore affinché gli offrisse una soluzione, e Allah gli portò Cigri e portò me da Cigri.
Ho incontrato in Cashmire delle persone venute da tutto il mondo solo per aiutare. Sono arrivati ben prima di me e hanno visto il peggio, i bambini morti e feriti, il dolore dei genitori e degli orfani. Non hanno potuto mangiare o dormire per giorni, piangevano di notte pensando a quello che avevano visto. Sono rimasti qui per affetto verso questa gente di montagna che ha avuto tanta sofferenza e lavorano tutti i giorni per aiutarli. Siamo diventati amici come fratelli, è come se ci conoscessimo prima di incontrarci. La vita nelle montagne del Cashmir dopo il terremoto ha un profumo come nessun altro.
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