Tawaf, profumo dell’anima, il concorso

goccia

Ecco altre quattro recensioni di Tawaf

Recensione di Marco Caccavo

Tawaf,

simbolo di un viaggio interiore all’interno di se stessi, la fragranza ispira il desiderio di ascesi mistica.

Il pellegrino si lava e indossa una veste semplice, è il momento del gelsomino, puro, rassicurante, solare.

Tawaf,

incontro e solidarietà con il resto della comunità, il profumo si fonde con il calore del corpo ed emana la sua fragranza.

Il pellegrino inizia il cammino, odore di rosa e narciso amplificano la spiritualità.

Tawaf,

rapporto intimo con Dio, liturgia collettiva, storia e profumo si mescolano per ascendere ad una nuova consapevolezza.

il pellegrino ha risposto alla chiamata, opoponax, calma, pace.

 

Recensione di Andrea Mirem Profumerie Mantova

Colpito da un odore arcano.

Materie prime dimenticate e una dimensione totalmente diversa rispetto a quello che il mio naso è abituato ad annusare usualmente.

Una volta che il naso ed il cervello iniziano ad ambientarsi il protagonista della composizione si presenta.

Torrido, erotico e pungente sua maestà il gelsomino.

Accompagnato e sostenuto da un accordo di resine che ne risalta l’aspetto terroso e carnale del fiore, conferendogli profondità e calore.

Un profumo inaspettato, arcano e passionale

 

Recensione di Antonio Montesi

Il terzo profumo della serie araba, Tawaf, deve il suo nome al rito che

lo ha ispirato, ma prima di parlare della fragranza,è necessario dire

che i popoli arabi hanno un rapporto con il profumo diverso dal

nostro: nella loro tradizione i profumi sono stati legati ad eventi e luoghi

come da noi, in occidente, non è mai avvenuto; dalle più famose

moschee, edificate con calce legata a piccole percentuali di Muschio

Cervino, all’ingresso di Saladino in Gerusalemme (dove la Cupola della

Roccia venne profusamente lavata con Acqua di Rose), al rito Tawaf

dove si fa uso di Gelsomino ed altre fragranze.

Naturalmente per tutto questo esiste una spiegazione,ma mi atterrò

alla composizione in oggetto i cui ingredienti formano un luogo

geometrico perfetto col suo nome.

Il Gelsomino o Yasmin,che in arabo significa “fiore profumato”:ne

esistono duecento varietà,ma le più usate in profumeria sono due,il

Grandiflorum ed il Sambac.La sua valenza spirituale per i Mistici

dell’Islam è quella dell’annullamento in Dio, è l’estasi dell’unione.

Nel Tawaf si è vestiti tutti allo stesso modo,con un semplice abito

bianco e ci si muove tutti assieme attorno alla Ka’bah:”Quando si gira

attorno alla costruzione della Pietra Nera ci si sente altrove,non si

percepisce più il proprio corpo. Si è Spirito, si comunica con il grande Spirito Divino.

L’accordo di Gelsomino è quindi molto pertinente.

Nella cerimonia si fa anche uso di Opoponax (conosciuta anche come

Mirra Dolce) e Acqua di Rose, ma solo sulla Ka’bah ed anche questi due

ingredienti sono presenti nella composizione.

Il profumo è molto bello in apertura ed anche molto forte e sembra

essere un mix di Gelsomino e Tuberosa: il Sambac è meno rotondo del

Grandiflorum ed ha una punta acre che unita al Narciso può trarre in

inganno.

E’ un accordo Gelsomino straordinario, con una scala di

saturazione vicina al massimo come è tipico di questo fiore al

naturale: si avvertono anche altre piccole componenti di verde e di thè

e la fragranza nell’insieme è assai dolce.

Dopo pochissimo si sente in effetti una componente lievemente acre che

però svanisce lasciando spazio ad un’aroma che diviene

progressivamente più secco, fino a lasciar intravedere un sentore come

di legno pregiato.

Sicuramente è l’Opoponax, un incenso meno “severo” di quelli

cerimoniali usati da noi e che si contraddistingue per la prevalenza

di componenti legnose, resinose e balsamiche: i vecchi profumieri lo

chiamavano anche Mirra Dolce ed era considerato da Salomone “La più

nobile delle Resine”.

Non sono invece riuscito a sentire la Rosa ,ma trattandosi di

“accordo” penso che ne sia stato fatto un uso moderato.

Il carattere di questo profumo è allo stesso tempo

narcotico, spirituale ed anche sensuale, ma di una sensualità “alta”; è

un profumo che per essere creduto va sentito.

Dei tre concepiti fino ad ora da Abdes Salaam, questo è senza dubbio

quello che mi è piaciuto di più e che per me meglio incarna l’anima

Araba nella sua totalità.

Una nota sulle tecniche associate ai due protagonisti di questo

profumo, è doveroso farla: tanto il Gelsomino che l’Opoponax, vengono

spesso utilizzati come note “di legame. Metterli assieme,significa

creare un’unità che non è facile scindere a tutta prima,a meno chè non si sbilanci

pesantemente il rapporto a favore dell’uno o dell’altro.

Curiosamente,il profumo viene offerto anche in modalità “kit” ovvero

diviso nei due accordi principali da miscelare assieme a proprio

piacimento in modo da poter personalizzare la fragranza come si

preferisce.

Un doppio plauso al profumiere per la sua bravura e per la sua “democraticità”!

 

Recensione di Andrea Montanari

Impatto estramente floreale, fresco, fiori bianchi (non capisco se quel qualcosa di secco agrumato dolce, che risento verso il cuore, sia una nota distinta, come petitgrain), subito dopo è riconoscibilissimo il gelsomino.

Il volume fiorito è tagliato da un alito tiepido e fungino: opoponax a volontà.

Nel complesso quindi fresco fiorito e scuro. Poi ritornano i fiori, belli, molto indolici, animalici: il gelsomino sambac (?), sostenuto in parte dall’opoponax.

C’è qualche cosa che evoca legni secchi verso la metà, ma neanche troppo, di nuovo l’opoponax.

Il cuore comunque è morbido e una volta evaporata la nota fiorita iniziale, che morde un po’ il naso, resta un piacevole sottobosco primaverile e una nota fruttata che non spiego, un po’ canforata, citronellosa, erbacea, come palmarosa… rosa… e addirittura camomilla? Suggestioni? A evaporazione quasi andata percepisco una svirgolata finale secca-orientale e come ambrata (?)

Prima impressione:

Così immediatamente in pochi minuti è definita la struttura fondamentale della fragranza, che è binaria.

La bellezza degli ingredienti usati parla da sola, ma la miscela non mi dice granchè.

Da una parte i vapori monumentali di opoponax (ridondante dopo un po’), dall’altra un gelsomino che è di più di un gelsomino, ardente, dolce, acre. Attraversare l’intrico di questi prodotti sfaccettatissimi è un viaggio complesso e lungo, anche affascinante, e il dittico è in realtà una doppia orchestra.

Però a guardare gli accostamenti l’opoponax stradomina e il gelsomino gli sta affianco, quasi giustapposto: questo è in sostanza il profumo.

Il resto secondo me oltre che sottile è accessorio, perchè non risolve questa separazione, un’assenza che percepisco tra le due note principali.

Ma trovo interessante l’apertura, perchè i ‘fiori bianchi’ hanno davvero un bel volume e accompagnano armoniosamente il gelsomino. Dopo prende piede l’opoponax e l’equilibrio si rovescia. L’insieme non è nè in accordo nè in contrasto netto.

Non mi convince. Forse avrei preferito una terza grande presenza, a risolvere armoniosamente queste due grandi figure.

Impressione finale:

Studiando più a fondo la fragranza e indossandola alcuni giorni ho cambiato in parte opinione.

Riguardo la struttura fondamentale del profumo tutto resta invariato rispetto alla mia prima osservazione.

Quello che cambia è che sono arrivato ad apprezzare la super dose di opoponax, che è chiaramente il cuore della fragranza, al di sopra del gelsomino.

‘è un legame verde tra le due note che all’inizio non mi era così evidente.

Il risultato è una suggestione fiorita calda e tagliente, un fiore di pitosforo quasi, con una terrosità strana. Il gigantesco opoponax dona inevitabilmente un carattere forte e definito all’insieme.

O piace o non piace.

Devo dire che la complessità risiede tutta nei materiali, e un po’ questo mi dispiace.