La gente di Bokiat
Io sono in libertà vigilata, senza passaporto, non posso lasciare ne la città ne il paese. Non posso tornare a casa e non so che cosa mi stanno preparando alle spalle i poliziotti. Non mi hanno più detto nulla.
I malati continuano ad aspettarmi tutte la mattine in strada, ma non oso curarli.
Tahara non può lasciare entrare nessuno, degli ispettori sanitari sono in agguato pronti a chiudere il suo albergo.
Io continuo a dare di nascosto qualche rimedio alle persone per strada. Come posso rifiutare il mio aiuto ad una madre sconvolta dalla sofferenza del figlio.
Li preparo la mia stanza. Nel corso della loro ispezione della polizia dimenticato di confiscare alcune bottiglie di oli essenziali che ho immediatamente nascosto.
Ma non ho più gli aghi e per la maggior parte dei pazienti non posso fare molto, soprattutto per le persone anziane che sono invalidate dai reumatismi.
Sono quindi ripartito alla ricerca di un sito per il pozzo. Ho deciso di allargare il perimetro della mia ricerca ai villaggi intorno a Timbuktu.
Mi è stato segnalato un accampamento di Tuareg arabi sedentarizzati, ma non lavorano ne coltivano. Vivono dei finanziamenti delle ONG. Il loro bisogno di acqua è grande ma non è un vero villaggio. Le famiglie vivono in capanne distanti centinaia di metri l’una dall’altra. I Tuareg non amano vivere l’uno attaccato all’altro. Vorrei trovare un posto dove il pozzo sarebbe più utile.
Ho poi visitato il villaggio di Bokiat.
Tutti nel villaggio vivono dell’orticoltura, pure il giovane imam coltiva la terra invece di vivere di religione.
Le loro condizioni di lavoro sono terribili, hanno una pompa a mano che è lontano dagli orti. Devono pompare l’acqua a mano e dopo questa fatica la trasportano per 200 metri fino agli orti.
40 kili di acqua. Tutta la giornata. Hanno anche un buco nella terra. E’ ancora più difficile.
Risalgono le scale con 40 chili di acqua per 12 metri di altezza.
La loro condizione fisica è pietosa, le ginocchia sono consumate e le colonne vertebrale sono scassate… Ovunque gli tocco le vertebre saltano dal dolore. Dal collo alle lombare.
Mi accorgo che Dio non ha creato il corpo umano a trasportare 40 chili per tutto il giorno, tutti i giorni.
Mi viene a pensare ai nostri agricoltori italiani che si lamentano incessantemente della durezza del loro lavoro.
Eppure devono solo aprire un rubinetto.
Benchè ci sia una piccola pompa solare e anche una pompa a mano nel villaggio, l’acqua è insufficiente. Penso che Bokiat sia un sito possibile per fare un pozzo e metterci il mulino a vento.
Le condizioni che sto cercando sono riunite. Si tratta di un vero e proprio villaggio dove le persone effettivamente lavorano invece di vivere di sussidi stranieri. L’acqua è in quantità insufficiente. C’è vento per la pompa eolica e il sito è accanto alla strada. In questo modo la soluzione del mulino a vento per pompare l’acqua dal suolo sarà visibile a molte persone e potrà ispirare emulatori.
Ho incontrato gli abitanti del villaggio e sono entusiasti all’idea di avere una nuova fonte di acqua.
Ho chiesto alla gente di indicarmi quale sarebbe la posizione migliore per il pozzo e hanno scelto il sito.
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