4. Il bazaar
Questi giorni mi sono fatto fare vestiti nuovi alla moda del Pakistan per sembrare uno del paese e ho pensato di farne fare anche un paio per il conducente della macchina Riaz, così la gente pensa che siamo fratelli poiché siamo vestiti dallo stesso sarto.
Ha scelto dei tessuti azzurri che sono considerati come il massimo dell’eleganza per gli uomini Pathan, cioè della tribù dei Pushtun.
Oggi siamo andati dal sarto a ritirare i nostri vestiti e Riaz era felicissimo e molto fiero della sua eleganza blu.
“Elegant Pathan” gli ho detto e si è messo a ridere, lusingato.
Poi abbiamo fatto un giro nel bazaar e abbiamo incontrato diversi mestieri tipici. Il più importante forse è il panificio che fa il pane caldo su richiesta da mangiare subito. Il suo forno è sotto di lui e il pane si mette da sopra attraverso il buco rotondo.
Il ciapati è come una piada, il panettiere la lancia dentro il forno in modo che si incolli contro le parete e, quando è cotta, la tira fuori con dei ferri lunghi per non scottarsi.
A volte mettono anche dei pomodori, delle verdure e dei peperoncini per fare una cosa che assomiglia molto alle nostre pizze.
Poi abbiamo incontrato il venditore di zuppa calda ma non ho voluto provarla perché era ora di tornare a casa e sapevo che Badji Nassim mi aveva preparato il suo delizioso arrosto di agnello.
Dopo mangiato mi sono messo al computer mentre Riaz imbottigliava il famoso olio fatto secondo la ricetta di Badji Nasim, che fa ricrescere i cappelli. I suoi pazienti per i cappelli sono tanti perché negli ultimi anni i contadini fanno delle iniezioni agli ormoni ai bufalo in modo che producano più latte e, forse, bevendo questo latte alle donne crescono dei peli sul viso e gli uomini perdono i cappelli.
Domani pomeriggio devo partire in macchina con Shagri per le montagne del Cashmir.
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