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Il pozzo asciutto dei Tuareg

Ali Ould Sidi è il direttore della missione culturale a Timbuktu. In sua compagnia si è sempre sicuri di mangiare bene perché è un buongustaio che non perde una occasione di degustare qual’cosa di buono. Egli non solo si occupa di gestire progetti che gli stranieri hanno finanziato, come la preservazione dei manoscritti antichi di Timbuktu, ma si occupa anche di aiutare i suoi parenti Tuareg nel deserto.
E’ lui che gentilmente ci ha portato con la sua macchina al pozzo asciutto dei tuareg, che sono i suoi cugini.

I tuareg sono i principi del deserto, nomadi e a volte briganti, sono chiamati gli uomini blu perché vestono tutti di blu e di azzurro. Vivono portando i greggi di animali da pascolo a pasturare nel deserto ma da quando la siccità ha colpito la regione sono disperatamente poveri.

Nonostante questo sono sempre scherzosi e ridono molto, come dei bambini birichini e ci siamo veramente divertiti con loro.
Il loro pozzo è stato scavato con l’aiuto di un americano che è venuto in visita, ma siccome è costruito nel deserto il pozzo si è riempito da dentro con la sabbia che risale dal fondo e così l’acqua scarseggia. Non c’e modo di scavare per togliere la sabbia perché allora il pozzo crollerebbe, venendo a mancare del sostegno sul fondo.

E’ un pozzo molto profondo ma è inutile, e le sessanta famiglie che vivevano sparse nelle tende intorno al pozzo non riescono più a bere e a fare bere gli animali. Adesso rimangono due famiglie soltanto.
Il governo ha fatto un buco molto profondo poco lontano, e hanno trovato l’acqua a sessanta metri di profondità, ma come al solito quando si usano i soldi pubblici, il lavoro è stato fatto male e a metà, così hanno messo un tubo di plastica per arrivare all’acqua ma manca la pompa per tirarla.
I tuareg mi dicono che questo lavoro è inutile per loro, perché sanno bene che il tubo di plastica si romperà presto e la pompa solare che è necessaria per tirare l’acqua è troppo costosa e troppo fragile per il deserto.
L’unica soluzione secondo loro è di scavare un nuovo pozzo pastorale, dal quale potranno tirare l’acqua a mano come hanno sempre fatto.
Ci vogliono 3 mesi per costruire un pozzo e non so’ proprio se potrò rimanere così a lungo qui. Non voglio cominciare un lavoro che non potrò personalmente portare a termine.
Domani devo chiedere all’esperto di pozzi a Timbuktu se è possibile aggiustare quello già esistente per aumentare la quantità di acqua che produce, oppure se è possibile scavare un pozzo nuovo in un mese, lavorando giorno e notte.
Intanto con Ali Maiga andiamo a comprare 2 tonnellate di grano per queste persone.
Ci dovremmo divertire perché i tuareg verranno a prenderci con i loro cammelli, ed io e Ali vogliamo fare il viaggio con loro sui cammelli.

Ho notato che i Tuareg non amano molto essere ripresi in foto dagli stranieri, ma il capo Tuareg, Sheikh Adda, ha visto il mio interesse per il loro pozzo e ha preso fiducia, così ha chiesto di essere ripreso insieme a me.

 

 

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