Meccanismo della memoria olfattiva
Il profumiere fa assaggiare i profumi agli altri, questo è il suo pane quotidiano.
Faccio annusare le materie prime ad un cliente per comporre il suo profumo, faccio sentire una nuova fragranza al barista accanto, diffondo profumi durante le mie conferenze didattiche, ho sempre le tasche piene di fialette dei miei profumi e non perdo un’occasione di farli degustare.
Non chiedo mai alle persone se piace il profumo che faccio sentire. Per saperlo mi basta osservare i visi. Se la persona sorride mentre sente, indubitabilmente il profumo le piace, ma il sorriso rivela più del semplice apprezzamento, manifesta una gioia che nasce da ricordi olfattivi felici.
Come memorizziamo gli odori? Certamente non con il loro nome, poiché quando memorizziamo gli odori nuovi sentiti nell’aria, non possiamo conoscere il loro nome.
Neppure li memorizziamo con l’immagine dell’oggetto che emano l’odore, poiché memorizziamo anche gli odori di cui ignoriamo la provenienza.
Eppure un odore sentito una volta sola è memorizzato per sempre.
Noi memorizziamo gli odori con le emozioni che abbiamo provato mentre li abbiamo sentiti.
Per esempio, l’odore del mandarino piace a tutti e rende felice, perché ci riporta all’infanzia spensierata, alle prime scoperte edonistiche del cibo, alle feste di Natale in famiglia, alla sicurezza della casa, al suo conforto mentre il freddo pervade fuori, alla famiglia riunita a tavola e alle vacanze invernali.
Un odore che abbiamo memorizzato è quindi riconosciuto in primo luogo con le emozioni a cui è legato. Se sono emozioni positive l’odore è gradevole, se sono negative non ci piacerà.
Più intense l’emozione vissuta con l’esperienza olfattiva, più forte l’emozione che produrrà il suo ricordo mentre la sentiremo di nuovo. L’intensità dell’esperienza emozionale originale ci dà la misura dell’importanza di un odore per noi.
Per esempio il profumo di una persona che abbiamo amato, su un suo vecchio vestito, oppure, per gli italiani, il profumo dell’incenso, che può fare svenire alcune persone, perché è legato al dolore del lutto, mentre erano in chiesa per la messa del morto.
Più ripetuta regolarmente è stato un odore nella nostra vita, più radicata è l’emozione che suscita. Per esempio l’odore del caffè quotidiano che ha accompagnato le emozioni della colazione quotidiana da quando siamo nati, prima in famiglia con il caffè dei genitori, poi nel bar, con i suoi momenti di convivialità rumorosa e gioiosa.
Più antica è la memoria e più forte è il ricordo emozionale che produce. Gli odori memorizzati nell’infanzia o in gioventù producono ricordi emotivi più intensi. Odore di mare, di crema solare, di talco, di pineta, di cioccolato, di pane e di cucina in generale.
L’unico modo che abbiamo per identificare un odore che conosciamo e per dargli un nome è fare un’immersione nel passato alla ricerca del tempo in cui è stata vissuta l’emozione che l’odore suscita in noi: “Questo è l’odore di una vacanza da adolescente con gli amici”, oppure “questo è l’odore che sentivo spesso da bambino con la mamma”.
Questa prima identificazione del periodo temporale ci porta naturalmente ad un’identificazione del luogo.
“Questo è l’odore di una vacanza da adolescente con gli amici, era in Scozia sulla spiaggia” e infine, riusciamo ad identificare il nome dell’odore: “le alghe dell’atlantico”.
Oppure, ” questo è l’odore che sentivo spesso da bambino con la mamma, era in cucina,” e infine “è l’odore della cannella che metteva nelle sue torte alle mele.”
Ci risulta molto difficile dare un nome agli odori anche famigliari se li sentiamo fuori del loro contesto oppure senza vedere l’oggetto che li emana.
Per identificare un odore dobbiamo prima di tutto ricordare il periodo del tempo in cui sono state memorizzate. Poi riusciamo a risalire alle situazioni in cui sono state vissute, poi in ultimo luogo arriviamo a visualizzare la fonte dell’odore stessa e quindi al suo nome.
Come mai il nostro cervello, strumento così meravigliosamente raffinato e sofisticato, deve seguire un percorso così lungo e complicato semplicemente per dare un nome ad un odore?
E perché non ci sono collegamenti diretti tra il nostro cervello primitivo, il nostro “cervello da coccodrillo”, dove sono prodotte le emozioni, e la corteccia superiore dove risiede il centro del linguaggio.
È perché il nostro olfatto ha preceduto la nostra intelligenza, e perché ne è in qualche modo indipendente.
AbdesSalaam Attar








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